Pietro Bembo  Avere  Ludovico Ariosto per amico, Isabella d'Este come accompagnatrice al liuto,  Lucrezia Borgia (figlia illegittima di papa Alessandro VI) come amante e  segretario di un papa, c'è questo, e molto altro, nella biografia di uno degli  uomini più potenti del Rinascimento, il cardinale Pietro Bembo. Accreditato  nelle storie letterarie come "fondatore della lingua italiana" ed  inventore del libro tascabile, magari poco menzionato o tenuto in disparte  rispetto ad altre figure forse più popolari, il Bembo, molto ben conosciuto  agli studiosi, fu una figura centrale del suo tempo e in particolare lo fu a  Padova, la città dove studiò e poi tornò a vivere alla morte di Leone X de Medici. Chiamato a ricoprire il ruolo di segretario del Pontefice Leone X,alla sua morte (dicembre 1475), Ambrogina Faustina della Torre,"la Morosina" (sua amante e madre dei suoi tre figli), lo convince a ritirarsi dalla sua funzione pubblica a causa della salute malferma e trasferirsi a Padova. Qui formò una ricca biblioteca nella villa di Treville e si circondò di un vivace circolo culturale. Nel 1529 accettò il posto di storiografo ufficiale di Venezia e bibliotecario della libreria Nicena (libreria Marciana).         Proprio  nella sua casa patavina in via Altinate (Palazzo Camerini-Gradenigo), tenne  insieme innumerevoli e preziose collezioni, opere donate o acquisite.Qui, negli  anni padovani di Bembo, ovvero a partire dai primissimi anni Trenta del  Cinquecento erano concentrati dipinti di grandi maestri come Mantegna e  Raffaello, sculture antiche di prima grandezza, gemme, bronzetti, manoscritti  miniati, monete rare e medaglie. La ricchezza e varietà degli oggetti d'arte,  raccolti per gusto estetico ma anche come preziose testimonianze per lo studio  del passato, rese agli occhi dell'Europa del tempo la casa di Bembo come  "la casa delle Muse" o "Musaeum", precursore di quello che  sarà il moderno museo.  Nel 1501 Bembo curò l'edizione del Canzoniere di Petrarca e nel 1502 quella delle "Terze Rime" (Divina Commedia) di Dante, in stretta collaborazione con Aldo Manuzio (importante tipografo del XV° secolo). Per la prima volta due autori in lingua volgare divennero oggetto di studi filologici, fino ad allora riservati esclusivamente ai classici antichi. Entrambe le edizioni costituiscono le basi di tutte le edizioni successive per almeno tre secoli. I poeti che lo ispirarono sempre nella sua poesia furono il Boccaccio e Petrarca. Amava far accompagnare le sue opere poetiche da fanciulle che suonavano il liuto, ed in un'occasione ebbe l'onore di avere Isabella d'Este come accompagnamento, a cui poi regalò una copia de Gli Asolani.         Tornò a  Ferrara nel 1502, dove conobbe Lucrezia Borgia, all'epoca moglie di Alfonso  d'Este, con la quale ebbe una relazione segreta ma del tutto platonica. In quel  periodo Ferrara era in guerra con Venezia per il controllo del Polesine, di  Rovigo e del mercato del sale ("guerra del sale"). Bembo fuggì nel  1505 quando la peste decimò la popolazione della città.         Bembo espresse l'attaccamento a Lucrezia nelle sue opere e lei lo ricambiò  donandole una ciocca di capelli.  
 
  | 
  ||